L'intervento della dott.ssa Eugenia Natoli

della dott.ssa Eugenia Natoli - etologa - ASL RMD

Sintesi dell'intervento della dott.ssa Eugenia Natoli, etologa, in merito alle differenze etologiche tra lupo e cane, presentato in occasione del seminario organizzato da Cani Avventura a Cervara di Roma nel 2005

Somiglianze e differenze comportamentali del lupo e del cane.
E' innanzitutto importante definire alcune categorie dei cani, secondo la bibliografia più recente. Sotto il nome di cane domestico (Canis familiaris) possiamo individuare delle categorie, ed esattamente:
1. cani sinantropici = i cani che condividono l'ambiente di vita con gli esseri umani;
2. cani inselvatichiti = i cani che hanno reciso del tutto i legami con gli esseri umani.


I cani sinantropici, a loro volta, si dividono in:
1.1. cani esclusivamente di casa;
1.2. cani vaganti = tutti i cani che pur avendo un padrone vengono lasciati liberi di girare da soli (zone rurali e montane, ma anche i "cani di quartiere" in città);
1.3. cani randagi = tutti i cani senza padrone che sfruttano le risorse alimentari umane di scarto.
Tutte queste categorie sono ovviamente distinte dal lupo (Canis lupus).
La prima considerazione da fare è che il cane, che discende dal lupo, animale con una società complessa e organizzata, in un certo senso è compresso nella sua socialità perchè il gruppo numeroso di cani praticamente non esiste perchè non viene permesso dagli esseri umani. I lupi sono animali forti e robusti adatti a vivere in una grande varietà di condizioni avverse, di conseguenza nessuna delle loro capacità fisiche o comportamentali può svilupparsi in grossa misura. Affrontare una grande varietà di condizioni avverse non porta a un super sviluppo di queste capacità ma a un equilibrio fra esse. E' proprio per questo che, rispetto ai lupi, i cani sono un gruppo di specialisti efficienti solo se coordinati e protetti dalla società umana. Nessun cane può competere con un lupo nell'ambiente naturale, tanto è vero che dove il cane si è inselvatichito ha avuto successo solo se non esistevano i lupi. Brevemente, i lupi sono animali notturni, territoriali, organizzati in gruppi sociali nei quali le relazioni sono basate sul rapporto dominanza/subordinazione; il branco è costituito da una coppia di animali dominanti (la sola che si riproduce) e da altri lupi che non si riproducono e che cooperano nell'allevamento della prole della coppia dominante. Il maschio dominante (o maschio alfa) manifesta le cure parentali paterne.
L'organizzazione sociale del cane inselvatichito presenta delle somiglianze e delle differenze con quella del lupo: anch'essi sono animali notturni, territoriali, e sono organizzati in gruppi sociali nei quali le relazioni sono basate sul rapporto dominanza/subordinazione; il branco è però costituito da coppie monogamiche non necessariamente imparentate tra loro. Tutte le coppie si riproducono e l'estro insorge due volte l'anno; non ci sono cure parentali paterne né si osserva cooperazione tra i membri del branco. E' stato riportato inoltre un alto insuccesso riproduttivo. Ci si potrebbe chiedere allora perché in Italia sono presenti molti cani inselvatichiti (alcune migliaia) e pochi lupi (poche centinaia). Chi si è occupato del problema ritiene che le continue immissioni nell'ambiente di cani domestici abbandonati dagli esseri umani, che in seguito diventano inselvatichiti, rappresenta un serbatoio infinito che porta alla prevalenza numerica di questi ultimi rispetto ai lupi.
L'organizzazione sociale del cane domestico è stata studiata poco, per i motivi già detti. Nella nostra società in realtà abbiamo poche occasioni per osservare il comportamento sociale dei cani che vivono in un gruppo strutturato con una gerarchia e la divisione dei ruoli. I cani domestici sono diurni, territoriali, le relazioni inter-individuali sono, come presso i cani inselvatichiti, basate sul rapporto dominanza/subordinazione; benchè non si abbiano notizie particolareggiate, sembra che il gruppo sociale sia costituito da coppie monogamiche. Tutte le coppie si riproducono e l'estro insorge due volte l'anno; non ci sono cure parentali paterne né si osserva cooperazione tra i membri del branco.
E' certo invece, e lo possiamo osservare agevolmente, che i cani domestici sono animali territoriali. Pur riconoscendo la abitazione dove vivono come territorio da difendere, poichè il gruppo familiare nel quale vivono è il corrispettivo del branco, si adattano senza problemi agli spostamenti dello stesso (per esempio per le vacanze), come un branco di lupi si adatta senza difficoltà a spostare la propria tana di tanto in tanto. Al contrario, cambiando gli abitanti della casa in cui vive, il cane può impiegare moltissimo tempo ad abituarsi alla nuova situazione, e addirittura presentare problemi comportamentali in seguito al cambiamenti.
Come tanti carnivori territoriali, il cane domestico "marca" il suo territorio con segnali odorosi, dei quali sono responsabili i feromoni, sostanze più o meno volatili contenute nei liquidi fisiologici (urina, feci, secreti delle ghiangole sebacee). I feromoni contenuti nell'urina vengono deposti nell'ambiente da una posizione eretta emettendo un getto laterale con una delle due zampe posteriori alzate. E' noto che un maschio portato a passeggiare compie quest'azione numerose volte durante il tragitto, emettendo piccole quantità di urina ogni volta. Il comportamento ha la funzione di segnalare la propria presenza ai conspecifici, quindi è un segnale diretto agli altri cani, e l'azione di frazionarla è un modo per amplificare il segnale. Si può paragonare a una firma che noi esseri umani applicheremmo su un foglio. Anche nelle feci vengono lasciati dei segnali odorosi, ai quali contribuisce probabilmente il secreto delle ghiandole anali poste, da cui il nome, ai lati dell'ano. Ancora più che nei feromoni contenuti nell'urina, in quelli contenuti nel secreto delle ghiandole anali c'è il biglietto da visita di ogni cane: è noto infatti che quando due cani si incontrano una delle prime azioni che compiono per conoscersi e identificarsi è il girarsi intorno annusandosi reciprocamente la zona anale. Un'altra azione che molti cani compiono per amplificare i segnali olfattivi è il raspare per terra con le zampe posteriori dopo avere urinato o defecato, nel tentativo di spargere i liquidi fisiologici. E' comunque probabile che feromoni diversi abbiano funzioni diverse, da quella intimidatoria (tenere lontani dal proprio territorio i cani estranei) a quella di comunicazione sociale all'interno del proprio gruppo (riconoscimento tra i membri che condividono alcuni odori, evidenziazione del rango e del ciclo estrale). E' importante notare che benchè i cani identifichino la casa con la loro tana, tendono a non marcare all'interno di essa perchè deve essere sempre pulita. Già dalla terza o quarta settimana di vita i cuccioli tendono ad allontanarsi dalla cuccia per urinare e defecare, e entro i due mesi prendono l'abitudine di deporre gli escrementi sempre negli stessi siti, lontano dalla cuccia. Questo comportamento, che noi sfruttiamo per insegnare ai cani a deporre urina e feci fuori dalla nostra casa, convinti di insegnare agli animali qualcosa di nuovo mentre in realtà rinforziamo soltanto ciò che si è evoluto nell'ambiente naturale, è stato premiato dalla selezione naturale per i risvolti positivi in termini sanitari. All'origine, probabilmente, i cuccioli che sporcavano la tana sopravvivevano difficilmente a causa del diffondersi delle malattie, quindi non si riproducevano e il comportamento, man mano, è stato eliminato. Sopravvivevano e si riproducevano i cuccioli che tendenzialmente si allontanavano per deporre gli escrementi, e quindi il comportamento si è affermato.
Riassumendo, cosa significa essere territoriale per un cane? I cani identificano la casa con la loro tana e, come già detto, tendono a non marcare all'interno di essa perchè deve essere sempre pulita. Già dalla terza o quarta settimana di vita i cuccioli tendono ad allontanarsi dalla cuccia per urinare e defecare, e entro i due mesi prendono l'abitudine di deporre gli escrementi sempre negli stessi siti, lontano dalla cuccia (attenzione a chi fa dormire il cane in bagno o in cucina, se deve sporcare è probabile che lo faccia in salotto o in camera da letto, lontano dalla sua cuccia). Il segnale odoroso non è un semplice segnale, ma è specifico per ciascun individuo. L'odore individuale è prodotto dalle ghiandole anali. Infatti, quando due cani si incontrano, si annusano nella zona genitale.
Nelle relazioni inter-individuali, un comportamento che gioca un ruolo importante è quello aggressivo. In questa sede si esclude dalla categoria "aggressività" il comportamento predatorio e ci si limita ad analizzare le relazioni di tipo competitivo tra individui della stessa specie. Alcuni etologi definiscono l'aggressività "un comportamento diretto a provocare un danno fisico a un altro individuo". Però, poichè tale comportamento implica un danno potenziale anche per l'attaccante, esso comprende anche movimenti di autoprotezione e di ritiro. Quindi è più giusto includere: 1) l'attacco; 2) la minaccia; 3) la fuga o l'evitamento; 4) la sottomissione. Si parla cioè di comportamento agonistico.
Il comportamento agonistico spesso si risolve nello stabilire uno status, la precedenza o l'accesso a una risorsa. E' utile distinguere tra il comportamento agonistico diretto a provocare un danno fisico o diretto a stabilire uno status. E' perciò chiaro che la categoria del comportamento aggressivo, pur contenendo un nocciolo centrale universalmente conosciuto, ha i confini sfumati.
Numerose sono le ipotesi che sono state formulate nel tentativo di identificare le cause del comportamento agonistico. Tra le più importanti ricordiamo: 1. le modificazioni ormonali; 2. gli stati temporanei del sistema nervoso centrale che hanno una base fisiologica; 3. i fattori contestuali come l'eccessiva prossimità, gli stimoli sociali, le situazioni frustranti, il dolore e la paura; 4. i fattori situazionali (per esempio il territorialismo). Inoltre, la storia delle scienze comportamentali ha visto avvicendarsi varie posizioni, da quella di Lorenz che condivideva la visione di Freud quanto meno nell'attribuire alla aggressività una base istintiva caratterizzata da una produzione endogena di eccitazione e dal relativo comportamento di appetenza-aggressione, a quella di altri studiosi come Scott che riteneva il comportamento aggressivo frutto esclusivamente dell'apprendimento, e Dollard frutto della frustrazione. Oggi si ha una visione meno estremistica: si pensa che esista una base genetica ma che l'addestramento all'aggressione e anche l'ambiente in cui si sviluppa un organismo contribuiscano a determinarne l'aggressività. E' stato dimostrato che maggiori sono le capacità cognitive di una specie, maggiore importanza assume l'ambiente di sviluppo nel determinare il livello di aggressività degli individui di quella specie.
Un branco di lupi necessita di essere competitivo nei confronti di altri branchi di lupi per reperire le risorse per il gruppo stesso. Ma anche all'interno dei gruppi sociali la competitività ha un valore adattativo e presenta dei vantaggi per gli individui in termini di conquista delle risorse. Se però le aggressioni tra i membri di un gruppo diventano troppo frequenti (consideriamo che la prossimità aumenta l'aggressività), il gruppo corre il rischio di disgregarsi. L'eccessiva aggressività va limitata solo all'interno del gruppo perché il vivere in gruppo presenta dei vantaggi per gli individui e il gruppo va preservato. Quindi si sono affermati dei comportamenti e dei meccanismi che la tengono sotto controllo. Oltre al già menzionato pericolo di disgregare il gruppo, l'eccessiva aggressività deve essere limitata nell'ambiente naturale perché: 1. ci sono rischi anche per l'attaccante; 2. l'aggressività eccessiva può far trascurare altre attività importanti quali l'alimentazione, il corteggiamento, ecc.; 3. può esporre l'aggressore alla predazione; 4. può essere diretta verso parenti non riconosciuti.
Quindi si sono evoluti: 1. le posture di minaccia ma anche di sottomissione e di pacificazione; 2. i combattimenti ritualizzati; 3. le gerarchie di dominanza. Tutto ciò è indipendente dagli individui che compongono il gruppo.
Una gerarchia di dominanza esiste quando le relazioni tra gli animali di un gruppo sociale sono tali per cui A domina su B, B su C ma non su A, e così via. Non si può, infatti, stabilire un ordine di rango tra gli individui di un gruppo sociale se ci sono delle relazioni triangolari del tipo A domina su B, B su C e C su A. Man mano che gli studi sul comportamento animale si sono arricchiti di nuovi dati e nuove conoscenze, ci si è resi conto che la maggior parte del tempo gli individui vivono in maniera pacifica perchè la gerarchia dà stabilità alla struttura. Wilson, padre della sociobiologia, definì la dominanza "priorità di accesso alle risorse". In realtà la gerarchia permette la prevedibilità degli incontri e quindi l'ordine di accesso alle risorse. Da questo ne consegue che, in un gruppo stabile, l'animale dominante non è necessariamente il più aggressivo perché non ha bisogno di minacciare continuamente gli individui subordinati per manifestare e verificare il suo rango. Esso è già stabilito e tutti i membri del gruppo lo riconoscono. Ciò non toglie che dominante è l'animale che manifesta (dà) più minacce diadiche di quelle che riceve, e provoca più atti di sottomissione di quelli che manifesta.
Non si è mai riusciti a trovare "i caratteri" della dominanza, per quanto vi sono alcune cose in comune tra gli animali dominanti (parentela, aggressività entro certi limiti, livelli di androgeni, carattere dell'individuo).
Torniamo al cane domestico, animale sociale che, come si diceva all'inizio, è compresso nella manifestazione della sua socialità perché, almeno nei Paesi occidentalizzati, i gruppi di cani randagi vengono catturati e raramente in una abitazione c'è un numero sufficiente di cani per costituire un gruppo. In queste condizioni la regola per i cani sembra essere quella degli animali che vivono in solitudine e gli incontri con gli appartenenti alla stessa specie sono del tutto occasionali e vari. Le relazioni tra gli animali sono regolati solamente dal rapporto dominanza/subordinazione e non da una gerarchia più complessa com'è quella del branco. I pochi studi condotti sul comportamento sociale dei cani permettono di affermare che dove i cani vivono in gruppo si stabilisce una gerarchia lineare con un maschio e una femmina dominanti e una serie di subordinati. Se il gruppo è stabile e la leadership riconosciuta, le aggressioni sono molto più rare delle sottomissioni e frequentemente i membri del gruppo manifestano comportamenti affiliativi e pacificatori. Anche di fronte al cibo l'ordine di accesso rispetta il rango stabilito sulla base degli incontri agonistici.
Per quanto riguarda le vocalizzazioni, è noto che i lupi ululano più di quanto abbaino e i cani abbaiano più di quanto ululino. In realtà per i lupi l'ululare non ha mai un significato aggressivo ma serve per denunciare disturbo e mettere sul chi vive gli altri componenti del branco. La reazione è immediata: i cuccioli cercano un rifugio, gli adulti si riuniscono per capire la natura e la provenienza del pericolo annunciato. Nei cani tutto ciò non esiste più: spesso il singolo abbaio si trasforma in un'isteria collettiva e coinvolge i cani del vicinato. L'ululato esiste ancora nel cane, ma non è molto diffuso e viene manifestato solo in alcune occasioni. Benchè determinate razze nordiche utilizzino l'ululato come normale mezzo di comunicazione, ed alcuni cani di svariate razze rispondano così alle sirene, agli strumenti musicali, siano essi sia a fiato che a corda, probabilmente questa vocalizzazione è diventata più rara e ha perso la funzione originaria perchè il corrispettivo del branco, la famiglia, non usa lo stesso sistema. Generalmente l'ululato viene manifestato quando un cane si sente solo e cerca di richiamare l'attenzione. L'abbaiare, la vocalizzazione tipica del cane, si manifesta più o meno frequentemente a seconda della razza considerata, della sua personalità e della necessità. Altre vocalizzazioni sono: l'uggiolare, una vocalizzazione lamentosa che manifesta uno stato di non tranquillità nel cane; il brontolare, una vocalizzazione sommessa e profonda che sembra uscire dal petto che il cane, in genere, emette con la bocca chiusa, e il borbottare, una vocalizzazione consistente in un mormorio sommesso che il cane emette "fra sé e sé".
Altri mezzi di comunicazione sono rappresentati dalle posture e dalle espressioni facciali, combinate insieme. Notevole importanza nella comunicazione gioca la posizione delle orecchie: tirate indietro indicano sottomissione e paura, tese in avanti indicano attenzione o aggressività. E' da notare, per esempio, che il motivo per cui si è affermata l'abitudine di tagliare le orecchie a certe razze canine, tipo i Doberman o i Boxer, che le hanno naturalmente pendenti, è proprio quello di potenziare l'aspetto aggressivo. Per quanto riguarda la posizione della coda si può dire, per prima cosa, che non è vero che un cane che scodinzola è sempre festoso e contento: ciò che è importante per capire lo stato d'animo del cane è l'angolazione della coda rispetto al corpo quando viene mossa. Se la coda è morbida e il cane scodinzola tenendola appena sollevata con un angolo, rispetto al corpo, di meno di 90°, lo stato d'animo è effettivamente amichevole. Invece, lo scondinzolare con la coda alta è manifestazione di dominanza; scondinzolare con la coda alta abbaiando e/o ringhiando è un comportamento che denuncia aggressività.
In conclusione, analizzare le somiglianze e le differenze comportamentali del lupo e del cane non è soltanto un modo per soddisfare la nostra curiosità sulle origini del comportamento del cane domestico, ma può essere estremamente utile per conoscere meglio il cane e stabilire un corretto rapporto con esso. Spesso, come accade tra i lupi, tra i cani inselvatichiti e tra i cani domestici, anche le relazioni tra cane e esseri umani sono regolate da un rapporto di forza, anche se l'appellativo più comune del cane è "miglior amico dell'uomo". Quando ciò si verifica si può creare una situazione forzata: i cani mostrano gli schemi di comportamento tipici di tutti i canidi mentre gli esseri umani tentano di trasferire loro le proprie relazioni sociali, provando a insegnargli a comportarsi da uomini. La relazione che ne viene fuori non è nè tipicamente umana nè tipicamente canina. Una delle cause dei frequenti incidenti di morsicatura può essere proprio questa. E' quindi di fondamentale importanza che si diffondano le conoscenze sul comportamento del cane domestico non per dimostrare che è un lupo addomesticato ma, lasciandogli la sua identità di cane, per impostare un rapporto corretto con esso.

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