della dott.ssa Barbara Crestanello allevamento della Farha

In parte traduzione di un articolo sulle oculopatie, in parte un'introduzione ad alcuni aspetti della genetica. Un ringraziamento alla dott.ssa Barbara Crestanello ed all'allevamento della Farha, Siberian Husky, di Maurizio Benotti e Barbara Crestanello.

Schemi genetici

OCULOPATIE
Nei giorni 7 e 8 Settembre si sono svolte presso l'Ambulatorio "M.E.Miller" di Cavriago (RE) due sedute per l'esame relativo alle oculopatie ereditarie nei cani di razza Siberian Husky. Durante questi incontri ho avuto l'opportunità di parlare ampiamente delle oculopatie e di comprendere i problemi ad esse correlati. Il Dr. Rovesti ha posto l'accento soprattutto l'importanza di affidarsi a medici veramente competenti in questo campo poiché la difficoltà delle indagini non sta tanto nella diagnosi della malattia, ma nell'interpretazione delle variazioni dalla norma che, proprio nel caso del Siberian Husky, sono molto frequenti. Bisogna cioè distinguere bene tra patologie a carattere ereditario ed anomalie di altra origine. Ci sono due momenti importanti per effettuare una visita oculistica, uno dopo il primo anno di età, prima di far riprodurre l'animale, per individuare tutte quelle patologie congenite o di precoce comparsa (es. cataratta, membrane persistenti, ecc.) e il secondo da effettuarsi tra il sesto e l'ottavo anno del cane per individuare la PRA. Questa malattia è un problema per gli allevatori proprio per la sua tarda comparsa, attualmente esiste però un esame (elettroretinografia) che permette di individuare gli animali ammalati verso i due anni di età, anche se richiede macchinari complessi, personale competente e il cane in anestesia generale. Di seguito voglio riportare la traduzione di un capitolo relativo alle oculopatie nel Siberian Husky tratto da: "1996, American College of Veterinari Ophthalmologist" e gentilmente fornitomi proprio dal Dr. Rovesti.

Malattia Eredità Consigli per l'accoppiamento
A Entropion Non definito A discrezione dell'allevatore
B Distrofia corneale-epiteliale/stromale Presunta autosomica recessiva A discrezione dell'allevatore
C Glaucoma Non definito No
D Sindrome uveodermatologica Non definito No
E Uveite Non definito A discrezione dell'allevatore
F Cataratta Non definito No
G Atrofia della retina (generalizzata) Presunta X linked No

Descrizioni e commenti

A. Entropion
Difetto conformazionale causato dal riavvolgimento di una o entrambe le palpebre che può causare irritazione oculare. È probabile che l'entropion sia influenzato da parecchi geni (poligenico), caratterizzanti la cute e altre strutture che compongono le palpebre, la quantità e il peso della cute che copre la testa e il muso, le capacità orbitali, e la conformazione del cranio.

B. Distrofia corneale-epiteliale/stromale
Opacità corneale non infiammatoria (da bianca a grigia) presente in uno o più foglietti corneali; solitamente ereditaria e bilaterale.

C. Glaucoma
Aumento della pressione intraoculare (IOP) il quale, se prolungato, causa danni intraoculari che portano alla cecità. L'aumento di IOP avviene perché i fluidi non possono passare attraverso l'angolo iridocorneale. La diagnosi e la classificazione del glaucoma richiedono la misura della IOP (tonometria) e l'esame dell'angolo idrocorneale (gonioscopia). Nessuno di questi test viene eseguito durante l'esame di indagine routinario per le razze canine.

D. Sindrome uveodermatologica
Sindrome di uveite grave associata a depigmentazione cutanea. Glaucoma secondario e/o distacco della retina sono complicazioni frequenti di questa malattia. Trovata comunemente in Akita, Samoiedo e Siberian Husky. L'adesione tra iride e lente (sinechia posteriore) e quella tra iride periferica e cornea (sinechia periferica anteriore) si sviluppano rapidamente. Altre complicazioni riguardano lo sviluppo di cataratta, degenerazione della retina, separazione o distacco della retina, atrofia del disco ottico e glaucoma secondario. Ingrigimento e vitiligine si sviluppano generalmente più tardi. Si pensa che questa malattia consista in una reazione immunomediata alle cellule uveali e pigmentate dell'epidermide. Sembra essere simile ad una malattia oculo-cutanea umana conosciuta come Sindrome di Vogt-Kojanagi-Harada. Alcuni veterinari ritengono ci sia una larga diffusione di questa malattia nel Siberian Husky. Sono necessari ulteriori studi per convalidare quest'osservazione ed esplorare la possibilità di basi genetiche.

E. Uveiti (senza vitiligine e ingrigimento)
Infiammazione dell'apparato uveale (iride, corpo ciliare, coroide). Può essere causata da agenti infettivi o può essere immuno-mediata. Ci sono sindromi di uveiti immuno-mediate associate con depigmentazione della cute nel muso (sindromi uveodermatologiche, punto D. sopra). In qualche forma di uveite, l'adesione si può sviluppare tra l'iride e la lente (sinechia posteriore) e l'iride periferica e la cornea (sinechia periferica anteriore). Altre complicazioni includono cataratta secondaria e glaucoma. Alcuni veterinari oftalmologi ritengono che le uveiti senza depigmentazione della cute o del pelo possano ricorrere con maggiore frequenza nel Siberian Husky che nella maggior parte delle altre razze. Al momento, manca un'adeguata documentazione.

F. Cataratta
Parziale o completa opacità della lente e/o della sua capsula. Nei casi di cataratta completa che colpisce entrambi gli occhi, si ha cecità. Un approccio prudente è assumere che la cataratta sia ereditaria ad eccezione dei casi conosciuti di associazione con trauma, altre cause di infiammazione oculare, malattie metaboliche specifiche, membrana pupillare persistente, membrana ialoidea persistente o carenze nutrizionali. La cataratta può interessare la lente nel suo complesso (diffusa) o in regioni localizzate. Nel Siberian Husky, la cataratta inizia nella corteccia assiale posteriore a circa un anno di età. Il decorso è variabile e può esserci indebolimento della vista. In caso di decorso rapido, uveiti lente-indotte e glaucoma secondari possono essere associati con riassorbimento parziale della cataratta.

G. Atrofia generalizzata della retina
Malattia degenerativa delle cellule visive retiniche che porta alla cecità. Quest'anomalia, conosciuta anche come atrofia progressiva della retina o PRA, può essere diagnosticata tramite elettroretinogramma (non previsto nel normale esame di screening per le oculopatie) prima della sua comparsa clinica. Nel Siberian Husky, una forma di PRA è ereditata come carattere legato al sesso.

GENETICA

Nell'articolo sopra riportato si parla della probabile trasmissione ereditaria di alcune malattie oculari (autosomiche recessive e X-linked). Probabilmente per molti di voi questi termini sono poco chiari e il loro significato è oscuro. Volevo per questo cogliere l'occasione per parlare un po' di genetica, anche se non è un compito facile riassumere chiaramente e in poche righe i principi di una materia piuttosto complessa. Parliamo di genetica classica, quel ramo della genetica che si occupa dello studio dell'eredità, cioè dello studio dei caratteri biologici che vengono trasmessi dai genitori ai figli. Dobbiamo innanzi tutto capire che non sempre c'è correlazione diretta tra fenotipo (dal greco: "La forma che viene mostrata") come l'animale appare e genotipo (composizione genetica) ciò che l'animale è. Quando parliamo di genotipo dobbiamo parlare di gene cioè dell'unità funzionale basilare dell'eredità, porzione di DNA che determina le caratteristiche di un organismo. I geni nelle cellule di un organismo diploide sono a coppie (geni autosomici), ad eccezione di quelli situati sui cromosomi X e Y (cromosomi sessuali, geni legati al sesso). Durante la gametogenesi (formazione dei gameti), la coppia genica si separa e si porta nelle cellule sessuali (gameti), così che i gameti maschili (spermatozoi) e i gameti femminili (ovuli) conterranno solo metà dei geni di un individuo. Quindi metà delle cellule sessuali porterà un membro della coppia genica e l'altra metà porterà l'altro. Al momento della fecondazione le coppie di geni tornano a ricostruirsi nel nuovo individuo chiamato zigote. Un membro della nuova coppia avrà origine dal gamete femminile e l'altro da quello maschile (vedi la fig. 1).

I membri di una coppia genica possono avere diverse forme chiamate alleli. Queste forme controllano lo stesso carattere in modo diverso. Un allele può essere dominante se cancella l'effetto dell'altro componente la coppia e recessivo se il suo effetto viene cancellato. Ci possono essere uno, due o più alleli ad ogni locus, dove con lucus (plurale loci) intendiamo la posizione di un particolare gene all'interno del materiale genetico. Per convenzione tutti gli alleli di un locus hanno lo stesso nome per mostrare che sono forme alternative dello stesso gene, l'allele dominante viene indicato con la lettera maiuscola e quello recessivo con la lettera minuscola. Quando gli alleli di una coppia sono uguali l'organismo è detto omozigote per quel carattere, se sono diversi è detto eterozigote. A questo punto per non creare confusione facciamo un utile esempio di gene dominante e recessivo utilizzando i geni che determinano il colore del mantello dei nostri cani: il colore nero è dominante sul rosso (vedi Fig. 2).

Come vediamo ci possono essere due tipi di cani neri, un primo tipo presenta nel suo genotipo solo geni per il colore nero il secondo tipo porta anche il gene recessivo per il colore rosso pur non manifestandolo. Cosa succede allora se facciamo accoppiare due individui eterozigoti per un carattere? (Vedi fig. 3)

Trasferiamo tutto questo ragionamento ai geni responsabili delle malattie. Innanzi tutto, come si formano gli alleli? Si formano per mutazione di alleli preesistenti. Il materiale genetico è continuamente soggetto a mutazione e proprio questo permette l'evoluzione e l'adattamento degli animali all'ambiente che li circonda. Le mutazioni possono essere neutre e non avere alcun effetto sul fenotipo, possono essere favorevoli e far comparire nell'organismo nuove caratteristiche (vedi i diversi colori del mantello) ma può anche succedere che il materiale genetico subisca una mutazione che trasforma un allele "buono" in allele dannoso per l'organismo. Le malattie causate da mutazioni nei geni autosomici sono classificate a seconda se una o due copie del gene mutato sono necessarie per produrre la malattia. Se è necessaria solo una copia del gene mutante per produrre la malattia e l'altra copia è normale allora la malattia sarà chiamata autosomica dominante. Se entrambe le coppie del gene devono essere mutate per causare la malattia allora siamo di fronte ad una malattia autosomica recessiva.

Malattie autosomiche dominanti Una sola copia del gene dannoso è sufficiente ad esprimere la malattia. Le malattie dominanti tendono ad essere meno problematiche per gli allevatori che quelle recessive, dato che possiamo riconoscere, perché ammalati, sia gli animali omozigoti che eterozigoti ed escluderli dalla riproduzione evitando di diffondere il gene dannoso. Il problema della diffusione di geni dannosi può permanere solo per quelle malattie che si manifestano dopo l'inizio dell'età riproduttiva (comparsa tardiva) o che sono a penetranza incompleta. La penetranza incompleta si riferisce all'assenza della malattia nonostante la presenza del gene dominante che la porta. Ad esempio un gene per la malattia, che causa la malattia solo il 50% delle volte ha penetranza del 50%. Così l'assenza di malattia nei progenitori di un cane non indica l'assenza di un gene dominante a penetranza incompleta, in questi casi è necessario studiare attentamente il pedigree di un cane perché, comunque, la malattia dovrebbe essersi manifestata in qualche progenitore.

Malattie autosomiche recessive Siamo di fronte ad un caso completamente diverso. Come spiegato per i geni del colore del mantello, non è possibile riconoscere gli animali portatori (eterozigoti) fino a quando l'accoppiamento di due di questi produce uno o più cuccioli ammalati. Ma a quel punto gli animali si saranno già riprodotti producendo un 25% di figli ammalati e un 50% di figli portatori della malattia non individuabili. E così il ciclo continua. Provate a scoprire, seguendo l'esempio della figura 3, cosa succede se accoppio un animale sano con un portatore, ci saranno figli ammalati? E se accoppio un animale ammalato con uno sano o con un portatore cosa succede? Questo è uno dei metodi storicamente usati per individuare i portatori, il suo nome è Test-mating (incrocio di prova) e consiste appunto nell'accoppiare un animale malato con un animale fenotipicamente sano ma genotipicamente sconosciuto, e nel valutare i figli per la presenza o meno della malattia. Se ci sono cuccioli ammalati, l'animale testato sarà un portatore. Per avere la certezza quasi totale che l'animale non sia portatore si dovranno però avere almeno una decina di cuccioli sani. Infatti, con 5 cuccioli sani la probabilità che l'animale sia portatore è ancora del 31% ma scende al 0.5% con 10 cuccioli sani. Quest'approccio naturalmente presenta parecchi svantaggi. Innanzi tutto se l'animale è portatore, si produrranno un 50% di animali malati il cui destino sarà da decidere in base alla gravità della malattia e i restanti saranno portatori della malattia. Poi con le malattie ad insorgenza tardiva gli animali dovranno essere tenuti sotto controllo dell'allevatore fino all'età di insorgenza e il riproduttore non potrà essere comunque usato se non molto tardi. Ed infine per razze che producono cucciolate poco numerose può essere necessario più di un incrocio di prova per essere sicuri che il riproduttore non porti la malattia.

Malattie X-linked Questo è un caso ancora diverso dato che i geni responsabili si trovano nel cromosoma X, cioè uno dei cromosomi sessuali. E, come sappiamo le femmine hanno due cromosomi X, mentre i maschi uno solo. Cosa significa? Significa che nonostante la maggior parte delle malattie legate all'X siano recessive ai maschi basta un solo gene recessivo ammalato per manifestare la malattia poiché il gene normale non è presente, i maschi possono essere malati o normali, mai portatori. Per le femmine valgono invece le normali regole per le malattie autosomiche recessive. L'emofilia è un classico esempio di malattia X-linked comune sia nell'uomo che nel cane. (Vedi fig. 4).

Una femmina portatrice accoppiata con un maschio sano darà perciò il 50% di femmine sane e il 50% di femmine portatrici, i suoi figli maschi saranno per il 50% sani e il rimanente 50% malati. Cosa succede se accoppio un maschio ammalato con una femmina sana? Da questo accoppiamento nasceranno tutti maschi sani, dato che questi dal padre riceveranno il cromosoma Y, tutte le figlie femmine, che dal padre ricevono l'X, saranno però portatrici. Provate cosa succede con altri tipi di incrocio (femmina malata x maschio sano, femmina portatrice per maschio ammalato, ecc.) Come i geni dominanti i geni legati all'X sono meno problematici per gli allevatori dei geni recessivi perché più facili da individuare perché gli ascendenti maschili di un potenziale riproduttore hanno probabilmente manifestato la malattia. Spero che questo mio articolo vi sia servito a comprendere meglio la base genetica delle malattie ereditarie e vi permetta di capire perché è necessario conoscere il più possibile del retroscena genetico di un riproduttore per poterlo usare con le dovute cautele. Per fortuna con le nuove scoperte della genetica molecolare si può pensare che in un futuro non più così lontano sarà possibile disporre di test genetici che, da semplici campioni biologici (sangue, saliva, peli), ci permettano di individuare già alla nascita i soggetti ammalati o portatori di geni indesiderati. A quel punto sarà davvero possibile pensare di eliminare o ridurre fortemente l'incidenza di molte gravi malattie che colpiscono i nostri fedeli amici semplicemente ricorrendo a schemi d'accoppiamento appropriati.

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

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