di Manuela Rossetti e Maurizio Guiducci
pubblicato su Work Dogs
Guardando alle regioni ex sovietiche è possibile trovare una miriade di razze canine appellate Laika, razze non riconosciute, per lo più legate ai territori ed agli impieghi (quasi tutti di caccia) di cui si avvalgono i popoli locali. Razze essenzialmente territoriali non soggette a pressione zootecnica finalizzata a quella che è considerata moderna cinofilia. Cani che inevitabilmente hanno risentito del clima politico esistito fino a poco tempo fa con la contrapposizione frontale dei due blocchi (e su questo inevitabilmente ritorneremo anche parlando del Laika della Siberia Occidentale).
Spesso varianti territoriali di una stessa razza non fissata secondo i criteri canonici, spesso sovrapponibili a razze riconosciute e selezionate come quello che è definito Laika dei Chukci, il Siberian Husky. Prendendo un qualsiasi libro, al mercato di Mosca, che tratti di Laika, non ci si può non stupire nell'osservare le enormi varianti riportate di razze che in definitiva probabilmente mai saranno riconosciute dagli organismi internazionali. Un vero universo. E...attraverso l'Universo è giunta a noi la prima notizia a livello popolare di Laika. E' fin troppo facile, forse retorico, iniziare parlando di Laika, con la cagnina che i sovietici spedirono in orbita con i primi Sputnik (Sputnik 2, 3 dicembre '57). E' inevitabile, anche noi ci cadiamo, la storia in occidente come conoscenza di massa di questo cane in fin dei conti inizia lì. La corsa allo spazio soprattutto come simbolo di supremazia mondiale, la guerra fredda, e Laika diviene in poco tempo un simbolo della barbarie dell'altro. Ma il bene ed il male non sono mai disgiunti e non che in USA non si usassero cavie da esperimento e che la supremazia non fosse ricercata da entrambi. Laika, ed il nome lo ricordano ancora tutti; in effetti, si pensò fosse il nome del cane. Chissà quante Laika, simpatici meticci o alteri pastori tedeschi si videro battezzare quegli anni in occidente, ancor oggi è un nome abbastanza comune. Il cane, immolato sulla via della conoscenza o forse, più verosimilmente, della dimostrazione bellica, era un appartenente ad una delle più diffuse razze dell'ex URSS, un cane che facilmente può incontrarsi nelle strade di Mosca o d'altre città russe. Un Laika della Siberia Occidentale, l'equivoco fu tutto qui. La razza è stata riconosciuta non da molto dalla FCI (e qui probabilmente ritornano i motivi politici sopra menzionati; d'altro canto, lo citiamo a mo' d'esempio, i Sovietici avevano negato l'esistenza del cane dei Chucki), è scarsamente rappresentata qui da noi, ha una buona diffusione in Germania e nel Nord Europa.
UN CANE CON RADICI ANTICHE
Il Laika della Siberia Occidentale, cane da caccia e traino (ma l'utilizzo nella sua terra madre è volto soprattutto al primo impiego) è un animale che ritrova le sue origini dall'incrocio di due altre razze di Laika (della Mansiaka e Chanteriska) con i cani dei cacciatori a Nord degli Urali. Proprio in questi territori dobbiamo ricercare le sue radici storiche e nei popoli di queste regioni i motivi del suo tipo d'impiego. In quest'analisi non possiamo prescindere dalle ragioni storiche delle genti che con i predecessori di questo cane hanno vissuto, in quell'unità tipica delle zone geografiche ad economia primitiva, dove cane ed uomo spesso trovano ragione d'esistere uno nell'altro. All'estremo Est del bacino del fiume Ob, Urali del Nord ed Ovest della Siberia, ritroviamo i popoli stanziali dei Mansi, Hanty e Zyryan che con molta probabilità hanno contribuito all'evoluzione di questo cane. Relativamente vicine al Circolo Polare Artico queste regioni sono poste su di una pianura ghiacciata d'inverno ed acquitrinosa d'estate a causa del pack artico che "blocca" il defluire dei fiumi al mare. In una situazione climatica ed idrogeologica che impedisce qualsiasi piano agricolo. Si sviluppano, da Nord a Sud, fra la Tundra, artica e desertica formata prevalentemente da permafrost (terreno perennemente ghiacciato e durissimo), Taiga formata da fitte foreste di conifere e Zona Temperata di foresta decidua con prevalentemente betulle, querce, aceri e faggi. E' in queste due ultime aree zoogeografiche che si sviluppa la caccia. Visoni, martore, donnole e soprattutto zibellini nella Taiga; orsi, cinghiali, marmotte, tassi e scoiattoli nella zona delle foreste decidue. Ovviamente i limiti dei due sistemi sfumano uno nell'altro così come la fauna (a differenza della Tundra che è delimita in maniera netta). Partendo da razze canine autoctone, le genti di queste aree le hanno selezionate (selezione ovviamente di tipo primitivo) per l'utilizzo d'ausiliari in caccia ed in molte zone anche per il traino. Un traino probabilmente spesso riguardante il trasporto al villaggio delle grosse prede uccise. Fin dai tempi più remoti l'economia di queste regioni era basata sulla caccia, ed i "Laika" rivestivano ovviamente un ruolo di primo piano. Animali da pelliccia erano soprattutto le prede e le pellicce una buona merce di scambio. Con i tributi dovuti, prima ai Mongoli (XII-XIII secolo) e poi ai Russi sotto Ivan IV il Terribile (XV secolo) valutati soprattutto in pelli di zibellino ed altri selvatici da pelliccia, l'importanza di una buona caccia e quindi di cani validi equilibrati ed affidabili diveniva ancor più pressante. Sempre sulle pellicce si basò l'economia dei popoli di queste regioni ancor più con l'apertura dei commerci con l'occidente (Inghilterra). Ancor oggi i presumibili discendenti di questi cani, gli odierni Laika della Siberia Occidentale sono allevati in grossi centri ai fini di una caccia di tipo professionale. Da notare è come questi popoli da "terre del finimondo" siano passati attraverso la Storia, di come la storia sia passata tra di loro (Mongoli, Zar russi, rivoluzione d'ottobre, stalinismo, 1990-91) essendone appena sfiorati, avendo in fin dei conti ancor oggi gli stessi bisogni primari.
IL CANE...
Ed attraverso la Storia come il suo popolo, con il suo popolo è passata questa razza giungendo a noi con molti aspetti che ancora ricordano il selvatico; una selvatica, indistorta bellezza. Cane nordico, primitivo, di taglia media e ben strutturato (un po' più massiccio di un Siberian Husky). Testa che vista da sopra si avvicina alla forma di un triangolo isoscele, occhi a mandorla scurissimi e profondi con sguardo vivace, a volte severo che ricorda molto da vicino quello del lupo e come nel lupo stop poco marcato. Orecchie piccole, ovviamente essendo un nordico, erette e coperte di pelo. Le mucose sono ben pigmentate e la coda è portata spessissimo arrotolata strettamente sul dorso, raramente è rilasciata a riposo. La muscolatura delle reni e della groppa solida e larga denota potenza ed al tempo stesso elasticità ed agilità. Zampe slanciate, ben angolate ma non eccessivamente soprattutto nel posteriore. Il torace è profondo e la spalla molto muscolosa con un collo possente e moderatamente lungo. Il pelo è adeguato alle regioni geografiche da cui il cane proviene con un fitto sottopelo ed un pelo di copertura corto e grosso; Il sottopelo fitto ed il pelo di guardia dritto e corto danno l'idea di una pelliccia più abbondante dando al cane un aspetto ancor più imponente. I colori del manto possono essere i più vari, dal bianco puro al nero al fulvo al sale e pepe passando per tutte le loro sfumature. Mostra una dentatura molto robusta, la sezione dei canini è ragguardevole, la chiusura è a forbice. Il dimorfismo sessuale è molto marcato; è praticamente impossibile non distinguere una femmina da un maschio una volta conosciuta la razza. E' molto carino vedere che lì dove poggia solitamente la coda strettamente arrotolata, sul pelo della groppa (e della coda), si formi una sede, un leggero affossamento nella pelliccia. Il cane nel suo insieme non denota pesantezza e da l'idea di un animale al tempo stesso potente ed agile. E' dotato senz'altro di ottimo olfatto e, lo abbiamo potuto verificare di persona, si mette immediatamente in attenzione cercando freneticamente la traccia non appena un selvatico presumibilmente passi nelle vicinanze (dove abbiamo i nostri cani e dove viviamo con loro non è difficile incontrare di frequente istrici e cinghiali, o quantomeno loro tracce). Da più parti c'è stato detto che i Laika della Siberia Occidentale vadano in calore una sola volta l'anno. La cosa sarebbe veramente interessante essendo questo un carattere prettamente selvatico. In realtà noi non abbiamo verificato questa tesi e la prima cagna Laika inserita nel branco dei Siberian Husky femmine (con le quali per altro convive perfettamente) ha avuto due estri a distanza di sei mesi.
...ED IL SUO CARATTERE
Anche se destinati ad un lavoro duro di caccia, spesso su grossi selvatici quali orso, tasso o cinghiale, nel loro carattere, pur denotando una forte decisione ed a volte testardaggine, mostrano un atteggiamento nei confronti dell'uomo che li cura da potersi definire addirittura smielato. Dolcissimi, con il muso alla continua ricerca di una carezza, in maniera discreta peraltro, con la coda perennemente scodinzolante. E' un cane certamente non aggressivo con l'uomo, molto equilibrato, con atteggiamenti vivaci come si confà alla media dei cani da caccia. Molto attaccata al proprio padrone è una razza certamente più esclusiva di un Siberian Husky (il paragone è dovuto essendo entrambi nordici ed essendo le due razze che meglio conosciamo perché alleviamo). Se cambia proprietario in età adulta, necessita di un buon periodo di rodaggio per accettare il nuovo. Solo dopo aver guadagnato la sua fiducia potremo avvicinarlo con confidenza, altrimenti resterà schivo e guardingo e poco consentirà all'essere manipolato. A differenza della maggior parte dei nordici possiede una certa territorialità e può fare anche un po' di guardia pur se atipica. Avverte certamente all'arrivo di estranei con un abbaio insistente (non ulula come altre razze affini) e tipico ed anche con qualche sordo ringhio. E' un animale molto sensibile e se si eccede durante una sgridata nel modo (anche solo nella voce) reagisce spesso piagnucolando e mettendosi in disparte con aria mortificata. E' senz'altro deciso con i suoi consimili, animale di branco si rapporta comunque in maniera perfetta con gli altri cani accettando e mettendo in atto tutti quegli atteggiamenti etologici che regolano il corretto equilibrio nel gruppo. E come per la maggior parte dei nordici richiede un proprietario che con lui faccia branco e si dimostri capobranco sicuro e coerente. E' un cane perfettamente gestibile, adatto anche alla semplice compagnia, a patto di poter avere la possibilità di sfogare tutta la sua energia e curiosità; è un animale che può dare certamente molte soddisfazioni. Come per ogni razza, laddove si decidesse di farsene compagno, è solo necessario informarsi bene sulle sue esigenze e sulle proprie possibilità, anche in previsione futura e compiere una serena scelta valutando bene ciò. Un'ultima annotazione. Nell'osservare i Laika della Siberia Occidentale durante i loro giochi di caccia od in qualche scontro per la leadership (magari con i Siberian Husky), ovviamente immediatamente sedato, abbiamo notato che il Laika, a differenza di quest'ultimi, non attacca frontalmente ma, "abbracciandosi" saldamente sul dorso dell'avversario con le zampe anteriori, lo attacca dietro la nuca. Abbiamo supposto che quest'atteggiamento derivi da una selezione mirata alla caccia su grossi selvatici: è certamente il modo migliore per evitare la zannata dell'orso o del cinghiale di turno.
IL SUO LAVORO
Cane da caccia e traino. Certamente adatto al traino, in Germania ci risulta sia impiegato anche in gare di sleddog. Noi stessi stiamo cercando di valutarne le capacità ed a nostro avviso sembra avere buone potenzialità. Attaccata una femmina in tandem con un Siberian Husky addestrato al traino, la bestiola ha mostrato una buona voglia di correre. Una cagna Laika Occidentale è stata da noi usata per un trekking leggero in montagna (Work Dogs, ottobre '98) comportandosi egregiamente. Sono cani adatti ad un tipo di traino medio pesante e sono certamente un po' meno veloci di un Siberian. Abbiamo notizie di un loro impiego durante gli anni trenta da parte dei sovietici per lo spostamento di carichi in Siberia. Laddove i mezzi meccanici del tempo si erano mostrati inefficienti e tutti gli altri tipi di animali da tiro disponibili non adatti i Laika si comportarono adeguatamente. Proprio in questi anni la razza è ufficializzata in URSS ed è segnata la sua data di nascita. I cani da cui derivano i Laika della Siberia Occidentale certamente, come abbiamo già detto, furono usati anche per traino essendo impensabile che dopo lunghi spostamenti e con un bottino di caccia cospicuo gli uomini da soli riuscissero a portare le prede ai loro villaggi. Il Laika della Siberia Occidentale è quindi un cane costruito pur nelle attitudini anche per il traino, di certo il suo compito primario è e resta quello dell'ausiliario in caccia. La sua versatilità è a dir poco notevole. Cani da grossa caccia su cinghiale e orso, vengono notevolmente impiegati oltre che in Russia in paesi del Nord Europa, Finlandia in testa. Sono usati anche su piccole prede quali scoiattoli, zibellini, fagiani, galli cedrone e su svariati mustelidi. Ma di più, ed è certamente un cane da caccia polivalente, punta su uccelli e fa riporto! C'è stato raccontato dalla persona che a questa razza ci ha avvicinato procurandoci anche i primi cani, il Sig. Sauro Rani di Forlì, lui stesso possessore di due splendidi esemplari presi in Russia (entrambi campioni italiani ed il maschio anche europeo '98 di bellezza) e che cogliamo l'occasione per ringraziare, di aver visto in Kazakhstan questi cani fare riporto in acqua su anatre tuffandosi dalla barca in cui erano con i cacciatori. In Russia dove la razza è diffusissima è considerato uno dei più affidabili cani da caccia. Tenace, coraggioso, aggressivo quando serve, determinato nel seguire la traccia del selvatico e forte nel morso; tutte caratteristiche apprezzate nel suo paese d'origine. In Russia tutti i cani vengono testati in prove di lavoro. Guardando un pedigree russo si può osservare che tutti i soggetti riportativi hanno un qualche brevetto. La prova più importante è ovviamente quella sull'orso, dove le doti dei cani vengono maggiormente messe alla prova, ma n'esistono anche su selvatici "minori". Il test è eseguito su di un giovane selvatico ed il Laika deve trovare la traccia e fermare l'animale mostrando perizia e decisione. Una serie di punteggi verranno dati in base al comportamento del cane sul campo. Anche l'associazione moscovita più importante nell'allevamento di questa razza, l'associazione dei cacciatori e pescatori di Mosca, è un esempio di quanto questo cane sia utilizzato in Russia pressoché solo per lavoro. I suoi membri, cacciatori possessori di Laika della Siberia Occidentale che utilizzano, fanno accoppiare i propri cani con la coordinazione del club centrale; una sorta di allevamento decentrato. Ed è ovvio che in questo caso sono soprattutto le caratteristiche di lavoro ad essere prese in massima considerazione pur se nei pedigree è riportato anche un sintetico giudizio morfologico. Nella caccia sul campo su grossi selvatici, orso in testa, la battuta è condotta da un branco di cani ma anche due soli Laika ben preparati sembrerebbero sufficienti. In un ambiente fitto di vegetazione, soprattutto arborea, i Laika della Siberia Occidentale seguono la traccia del selvatico che una volta individuato inseguono e stringono abbaiando furiosamente (ed in questo caso avvertendo il cacciatore) sempre più limitandone il raggio d'azione. I cani susseguono una serie di attacchi rapidi seguiti da veloci ritirate, a rotazione. A questo punto l'orso stretto o rimane immobile o più facilmente attacca furiosamente. E' qui che l'abilità dell'ausiliario (ma poi quanto ausiliario?) viene messa a dura prova. E' una questione di vita o di morte, l'attacco di un orso non è certo cosa da poco! La determinazione, la tenacia, il coraggio, la velocità e destrezza nello schivare i colpi, la decisione di presa e la corretta azione combinata del branco sono le doti che permettono a questi cani di guidare la caccia. Una nota importante anche in chiave storica; l'obbligatorietà di utilizzare fucili con canna liscia a palla e la fitta boscaglia obbligavano gli uomini ad avvicinarsi molto alla preda, con tutti i rischi che ciò comporta, e qui ancora una volta risalta l'importanza di cani affidabili per quei popoli che di caccia vivevano. In Italia i Laika della Siberia Occidentale sono solo poche unità, non ci risulta che nessuno li abbia mai provati a caccia. Stiamo tentando di verificare con l'aiuto di un gruppo di cacciatori di cinghiale la possibilità d'utilizzare questo cane nei nostri territori con una muta di segugi continentali. Per il momento il cucciolone di sei mesi, fornito dal Sig. Sauro Rani, l'unica cosa che è riuscito a fare è...di sottomettere tutti i segugi italiani con cui per il momento era stato inserito in canile. Se l'esperimento darà idee interessanti speriamo di poterci tornare su queste pagine.
STANDARD FCI (FEDERATION CYNOLOGIQUE INTERNATIONALE)
N. 306 del 19 agosto 1996
Traduzione sul testo ufficiale in francese
Origine: Russia. Data di pubblicazione dello Standard in vigore: 3 giugno 1980. Utilizzazione: cane da caccia polivalente, cane da traino e da tiro. Brevi cenni storici: questa razza è il prodotto dell'incrocio fra due varietà di Laika imparentate strettamente (Laika Chanteiska e Laika Mansiaka) ed i cani dei cacciatori del nord degli Urali e della Siberia occidentale. Fuori dal suo habitat d'origine, territorio dove la caccia gioca un ruolo essenziale, questa razza è largamente diffusa nelle regioni della Russia media dove questi cani sono allevati in grandi centri. Nei territori di caccia esistono dei canili specializzati nell'allevamento dei Laika della Siberia occidentale. Aspetto generale: di grandezza media, asciutto e di costituzione robusta. L'ossatura è ben sviluppata ma le ossa non sono ne' pesanti ne' grossolane. La muscolatura è forte e ben sviluppata. Proporzioni: l'indice di formato (lunghezza del corpo moltiplicato cento, diviso l'altezza al garrese) è per i maschi di 103-107, per le femmine di 104-108. Comportamento/ Carattere: equilibrato, vivace. TESTA REGIONE CRANICA: Cranio: la sua forma si avvicina a quella di un triangolo isoscele. Stop: depressione cranio-facciale poco marcata e poco visibile. REGIONE FACCIALE: Muso: lungo affilato con delle labbra asciutte e ben aderenti. Dentatura: denti forti e bianchi; articolati a forbice. Occhi: ovali, inseriti obliquamente, di colore scuro. Orecchie: inserite alte, erette, terminano con l'estremità a punta. Collo: asciutto e ben muscoloso. CORPO Garrese: fortemente marcato. Schiena: solida, dritta. Reni: corte, elastiche. Groppa: larga, muscolosa, leggermente obliqua. Torace: ben sviluppato. Ventre: leggermente rialzato. Coda: fermamente arrotolata, è portata sul dorso o sulla parte posteriore delle cosce. ARTI Anteriori: estremità anteriori lunghe, spalle muscolose, oblique. Metacarpo non lungo, leggermente inclinato. Posteriori: muscolosi, solidi con delle buone angolazioni nell'articolazione del garretto. Gli speroni devono essere eliminati. Piedi: ovali, arcuati, dita serrate. Andatura: di preferenza trotto accorciato alternato con delle falcate di galoppo. Pelle: spessa senza pieghe. MANTELLO Pelo: pelo di guardia duro con sottopelo ben sviluppato. Il pelo di copertura è dritto e grosso. Grazie al sottopelo fortemente sviluppato e spesso il pelo è un po' sollevato e sembra abbondante. Sulla testa, sulle orecchie e sulla superficie anteriore delle zampe il pelo è corto. Sul garrese, sul collo e sulla superficie posteriore delle zampe il pelo è più lungo; sulle guance forma dei favoriti, sul collo un collaretto e sulla superficie posteriore delle zampe delle piccole frange. Colore: bianco, pepe e sale, rosso o grigio in tutte le sfumature di questi colori; il nero è ammesso ed ugualmente i cani screziati o con delle macchie nei colori corrispondenti. Taglia: altezza al garrese nei maschi 54-60 cm, nelle femmine 52-58 cm. Difetti: ogni deviazione da ciò prima descritto dev'essere considerato come un difetto che sarà penalizzato in funzione della sua gravità. Nota Bene: i maschi devono avere due testicoli d'aspetto normale completamente discesi nello scroto.
UN BREVE COMMENTO ALLO STANDARD
Questo non vuole essere un vero commento, di strada soprattutto in Italia dobbiamo ancora farne tanta, noi per primi; è solo un voler far risaltare alcune note salienti in relazione al compito per cui il cane è preposto. Il cane, da caccia polivalente, da traino e finanche tiro, si sottolinea essere un animale di dimensioni medie la cui sostanza è il miglior compromesso tra forza ed agilità, non deve mostrare pesantezza e nel contempo avere buona struttura muscolare. Un cane quindi senz'altro adatto ad un traino medio pesante ed abbastanza veloce e potente da contrastare grossi selvatici nella caccia. Il carattere equilibrato ed attento è certamente una conditio sine qua non per quest'ultimo tipo di lavoro. Una canna nasale lunga, che permette all'aria di scaldarsi, orecchie piccole erette e pelose occhi profondi a mandorla e quindi ben protetti, sono retaggi del Nord e del clima cui l'animale era sottoposto così come il tipo di sottopelo fitto ma ben protetto da quello di guardia tale da non farlo bagnare. Per quel che riguarda i denti, la chiusura a forbice è la più efficace per strappare e lacerare. Da notare che nello Standard non è menzionata l'eventuale completezza della dentatura, ci riferiamo ai "famigerati" primi premolari (o P1). Certamente alzeremo polemica ma questi denti che sono in naturale regresso filogenetico, vestigiali, di piccolissime dimensioni, la quale mancanza assolutamente non inficia la funzionalità dell'apparato buccale ne' il tipo di chiusura od i rapporti cranio facciali, riteniamo sacrosanto lo Standard non li menzioni così come non dovrebbero essere metro di giudizio in esposizione come purtroppo alle volte sono ed a scapito di valutazioni ben più importanti (ma sono i più facili da verificare!). Un collo muscoloso oltre a dover sostenere una buona testa contribuisce all'efficienza del movimento ed alla potenza dell'anteriore, necessità in un cane da traino medio pesante, ma anche necessità in un cane da seguito che nel momento dell'attacco debba essere veloce e potente, il tutto anche sottolineato da una spalla ben muscolosa e dal garrese ben marcato. Il garrese è formato dall'"apice" delle spine scapolari, destra e sinistra, regioni in cui s'inseriscono i muscoli della spalla; è ovvio che una muscolatura particolarmente potente richieda un punto d'inserzione adeguato. Tutta la costruzione della schiena, del rene e della groppa denota solidità, potenza ed elasticità. Un torace ben sviluppato, essendo in esso contenuti cuore e polmoni, assicura una buona resistenza, dote importantissima sia per un cane da caccia polivalente sia per uno da traino. Il metacarpo leggermente inclinato garantisce il miglior impatto sul terreno mentre i piedi ovali con dita serrate sono forse i più funzionali su di un suolo ghiacciato. Per finire crediamo che l'andatura descritta sia poi quella naturalmente tenuta durante la caccia. Da notare un'ultima cosa, nel parlare del colore del pelo lo Standard dichiara "ammesso" il nero ed il mantello screziato o a macchie; speriamo che la traduzione dal Russo sia propria. Memori dello stesso termine usato per il colore degli occhi e per il naso da neve nello Standard del Siberian Husky tradotto in italiano, con l'infelice traduzione dall'inglese, nel cui originale si voleva dire che questi erano ne' più ne' meno OK, non vorremmo ciò ingenerasse in seguito confusione. Quello che anche fa riconoscere il cane... Forse alcuni dei più tecnici lettori della rivista storceranno il naso, ma nel chiudere vorremmo sottolineare quelle piccole cose, quegli atteggiamenti tipici ma futili, le "piccolezze" giornaliere che in definitiva fanno il cane. Lo standard è certamente il punto fondamentale quando si parla di una razza, e nessuno vuol negarlo, ma per il gran pubblico l'animale è fatto di tante altre cose. Così il Laika della Siberia Occidentale è anche il suo abbaio accennato quando chiede, un appena socchiudere a soffio di labbra. Lo schioccare nacchere in una sorta di flamenco ballato a due o tre cani con le mascelle che battono all'aria mimando il morso. "L'indignazione" ad un nostro rimprovero con lo sguardo sbieco e vagamente permaloso. L'abbaiare guardando in un'altra direzione quando ci si avvicina al canile, le coccole prese a forza strusciando e spingendo contro la rete di recinzione cui abbiamo poggiato la mano. Lo scodinzolare con tanta gioia da ondeggiare con tutto il posteriore in controtempo con la coda. Gli occhi scuri, profondi che tirano fuori il lupo che è in noi. Anche tutto questo è il cane che abbiamo cercato di raccontarvi.