di Maurizio Guiducci
Pubblicato su La Rivista del Trekking
Slitte e cani per una leggera uscita su neve in Abruzzo, Chiesola di Lucoli (AQ). Andare coi Siberian Husky alla ricerca dell’anima persa. Perché quando corri nel vento non puoi essere che vento.
UNA LEVATACCIA
La sveglia suona che ancora non albeggia. La stagione di sleddog è iniziata già fin da settembre, colle uscite su terra. Ma questa è la prima neve. E, mentre li preparo al viaggio, i cani sembra quasi lo sentano: questa sarà la prima di quelle uscite che loro amano particolarmente. Non che le corse su terra non li gratifichino, tuttaltro, ma tra la neve, impronte nella neve, è la loro naturale essenza. Preparo il fuoristrada, prendo gli imbraghi, le linee di traino, assicuro la slitta (un tobogan adatto alla neve fresca) e mi reco dai miei compagni pelosi. Li chiamo, uno ad uno. Fremono nell’attesa del loro turno, scattano, con tutto il corpo, al richiamo e corrono veloci nel loro trasportino. Gli esclusi mugolano di disappunto. Sono tutti Siberian husky. Sono tutte anime del bosco.
IN VIAGGIO
Prevediamo neve abbastanza fresca ed un innevamento scarso. La nostra meta è in Abruzzo. Dovremo partire in prossimità del Valico della Chiesola (AQ), proprio sopra Campo Felice, per un tracciato che per massima parte si snoderà tra fitte faggete, abbastanza semplice e breve, con saliscendi tutto sommato morbidi ed adatti all’escursione colle slitte. Un tracciato dal quale è anche possibile prendere sentieri più impegnativi. Ma oggi, uomini e cani, considerato l’innevamento, preferiamo la comoda carrareccia che ci guiderà in questa tranquilla escursione. Un tracciato adattissimo ad essere percorso anche con ciaspole o sci da fondo. Non possiamo non ripensare ai nostri inizi, quando figli della nostra eredità d’appassionati di trekking, iniziammo ad effettuare escursioni coi cani imbragati. Le prime uscite, oltre che estive, erano anche con ciaspole su neve. Ed è bene sapere che nelle discipline “minori” dello sleddog sono contemplate anche questo tipo d’escursioni, racchette e sci, possibili tranquillamente anche col proprio compagno peloso di tutti i giorni. Estremamente gratificanti per cane ed uomo. In fin dei conti, il nostro compagno, forse ultimo anello di congiunzione, può farci assaporare ancora più a fondo l’universo naturale al quale apparteniamo ma col quale spesso tendiamo, nella cultura che viviamo, a metterci in antitesi, a non più comprendere, a comprenderci. Ma poi, è solo "Natura di leopardo, Signore, cosa turba il guardiano?" (Emily Dickinson).
I cani? I cani è ciò che vogliono, basti osservarli nei momenti prima della partenza. Basti ascoltarli in silenzio.
A Chiesola sono ad aspettarci gli altri amici di Cani Avventura, come noi appassionati di montagna e cani.
Usciamo, autostrada Roma – L’Aquila, al casello di Tornimparte. Iniziamo a salire verso Chiesola.
IL CANE
Il Siberian Husky è un cane che ha radici antiche in un popolo seminomade siberiano, i Ciukci. Il suo utilizzo, da sempre, è stato quello di cane da slitta. Mantenuto, nell’allevamento primordiale, in uno stato sempre semiselvatico ne ha mantenuto forti le caratteristiche. Forte indipendenza ed in fin dei conti, una sorta di lupo ammansito. Cane che, nel contatto coll’uomo e col suo lavoro, trova ragione d’esistere. E, se col suo popolo, in situazioni estreme riuscì a costruire un castello di dura sopravvivenza, con noi, dove ormai il solo aspetto ludico esiste, continua a creare quel binomio simbiontico, spostato su di un piano culturale, che in certo modo ci aiuta a creare un castello d’esistenza, un rapporto d’immersione nell’ambiente naturale. Certo il discorso è molto soggettivo, e vale per noi che amiamo quasi rotolarci coi nostri cani. Ma l’andare di corsa in slitta, correre insieme, perché è insieme che si corre, ansimando in un unico respiro, soli, seppur in semplici tracciati come oggi, ci offre sensazioni irripetibili, ormai, difficilmente rinunciabili. Si parla poco e pochi ordini si danno agli animali durante un’uscita. Li si ascolta e loro ascoltano noi, alle volte si girano interrogativi, quando spingiamo poco, quando ad un bivio tardiamo ad impartire l’ordine di svolta. Spesso è solo un frusciare di pattini sulla neve, un rumore d’affanni sincronizzati e cristalli di ghiaccio lanciati dalle zampe dei cani sulla nostra faccia.
IL TRAIL
Esiste anche uno sleddog competitivo, con gare e circuiti ormai organizzati in gran parte d’Italia. Ma noi, appassionati di una montagna che abbiamo imparato ad amare e rispettare, dove ogni meta in definitiva è aleatoria, preferiamo di gran lunga correre coi nostri amici dimenticando cronometri.
Dal parcheggio della Chiesola c’è immediatamente una brusca discesa di un centinaio di metri che ci porta a Prato Capito, dove si trova un piccolo rifugio incustodito. Non si può partire coi cani con questa pendenza e quindi facciamo le aree di stazionamento più in basso. Far scendere gli animali e portarli ai loro posti ci costa la prima bella fatica della giornata.
Partiamo, equipaggio dopo equipaggio, sul percorso che si snoda lungo la comoda carrareccia. Non è un percorso difficile ma la neve fresca e scarsa ci obbliga ad una notevole fatica. Corriamo uomini e cani, giungeremo a Prati di Cerasolo, dove appronteremo un rapido bivacco al riparo d’alcune costruzioni. Questo percorso, corto e semplice, in condizioni di neve ghiacciata, andata e ritorno, si può fare coi cani tranquillamente sotto l’ora. Oggi è stata più dura e ci abbiamo messo intorno alle tre ore.
Corro... Per gli aborigeni australiani l’anima d’ogni uomo è in una pietra, il suo Turjnga. Se questa si frantuma, perde la sua unità, l’uomo impazzisce. Correre coi miei compagni tra boschi, anche questo forma la mia interezza, penso. Andiamo e guardo al mio compagno peloso di dodici anni che ci ha lasciato, per l’ultima corsa, questa estate. E’ stato a lungo il mio wheel dog, ma questo è poco importante. Soprattutto siamo stati compagni di mille uscite, spesso in solitaria, e questo invece è un pezzo di vita. Le sue zampe ed il suo fiato è, ancor ora, come fossero lì davanti. Forse lo saranno per sempre. Perché quando corri nel vento non puoi essere che vento.