di Rafael Alberti
Da "Il mattatore"

Rafael Alberti - Il mattatore

Sta sopra le foglie dell'autunno. / Nel vento notturno che le spazza. / In mezzo alla rugiada solitaria. / Nel raggiante pulviscolo di brina. / Nel ligustro verde della siepe. / Nelle nascoste fragole silvestri. / Sotto lo scudo aperto delle dalie. / Sulla stella del gelsomino caduto. / Nel sangue allegro degli anemoni. / Nelle ardenti rose sfogliate. / Ai piedi del coronato melograno.

/ Nelle braccia azzurre dei cedri. / Nel nero profilo dei cipressi. / Nel brivido d'argento dei pioppi. / Sotto la marea delle mimose. / Nel respiro delle zagare. / Nel capezzolo d'oro dei limoni. / Fisso nella luna di primavera. / Tra i duri cardi dell'estate. / Tra gli improvvisi tuoni dell'estate. / Nelle bruciate notti dell'estate. / Nella sete dell'estate. / Perché giunse d'estate. / Non conosceva il bosco. / Neppure il bosco conosceva lui. / Si, ci hai fatto paura. / C'intimorisce la tua improvvisa presenza. / Da dove vieni e perché in questa casa? / Guardavi serio e nulla rispondevi. / Sedette sulla soglia come un mendicante. / E dopo varie notti: / -Puoi entrare. Mi sembri, / nonostante la tua aria severa, un buon ragazzo. / Hai qui il tuo focolare. Un piatto pieno / ci sarà per te sempre in questa casa. / Ma tu sorridesti d'un tratto e te ne andasti / sotto le casuarine, coi bambini. / Di quando in quando scomparivi, / ed eran lunghe le notti ad aspettarti. / Dov'eri stato? Non lo hai detto mai, / né la ragione delle tue ferite / e quell'orecchia quasi lacerata / o quella coltellata sopra l'inguine. / Però eri forte, duro ed ostinato. / Era la gioventù che in te bruciava. / Ti era uguale dormire su una stuoia / o sul livido fango del sentiero. / Per mesi interi rimanevi solo. / La solitudine, invece che rattristarti, / ti colmò di un'allegra valentia. / Tutto il bosco ti amò. Innamorate / non dormivan per te in tutto il bosco, / agile amante biondo sempre ardente. / Così tornò l'autunno. E una notte / di alberi spogliati, di cielo / deserto dalle stelle e dalla luna, / mentre in amore vagavi nella nebbia, / d'un tratto, una palla / attraversò il tuo cuore sulle foglie. / E per la prima volta / fu il tuo latrato prolungato e triste. / Dove sarai, Alano, buon amico? / Solo, adesso, nel buio / -fissi in me i tuoi occhi vigilanti, / stretta la bocca dai canini attenti-, / ti domando e ti chiamo col tuo nome, / Il nome della tua nobile stirpe. / Dove sei ora , Alano? / Giaci sotto le foglie dell'autunno. / In quei giardini che tu costudivi. / Nel pianto furioso dei bambini. / Nel cuore verde dei boschi, / perché tu sei ora l'anima del bosco, e sempre / il bosco parlerà di te, / quando la brezza / agiti nei suoi rami il tuo ricordo. Boschi di Castelar Autunno, 1961

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

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