di Michail Bulgakov

Banga, il molosso del Procuratore della Galilea Pilato... Da "Il Maestro e Margherita"

Il Maestro e Margherita - Il Maestro e Margherita

...A una delle svolte si fermò di colpo e fischiò. In risposta rimbombò nel crepuscolo un basso latrato, e dal giardino balzò sul balcone un gigantesco cane grigio dalle orecchie aguzze, con un collare ornato di piastre dorate.
- Banga, Banga, - gridò debolmente il procuratore.
Il cane si sollevò sulle zampe posteriori e pose quelle anteriori sulle spalle del padrone facendolo quasi cadere, e gli leccò la guancia.

Il procuratore sedette sulla scranna. Banga, con la lingua penzoloni ed il respiro frequente, si coricò ai piedi del padrone, e la gioia nei suoi occhi significava che era finito il temporale, unica cosa al mondo che l'impavido cane temesse, ed anche che adesso si trovava di nuovo lì, accanto all'uomo che amava, rispettava e considerava il più potente del mondo, signore di tutti, grazie al quale anch'esso si considerava un essere privilegiato, superiore e speciale. Coricato ai piedi del suo padrone, pur senza guardarlo, ma guardando il giardino avvolto dalla sera, capì subito che al suo padrone era successa una disgrazia. Perciò cambiò posa, si alzò, si avvicinò di lato, e pose le zampe anteriori ed il muso sulle ginocchia del procuratore, sporcandogli l'orlo del mantello di sabbia umida. Le azioni di Banga dovevano probabilmente significare che cercava di consolare il suo padrone, ed era pronto ad affrontare con lui la mala sorte. Tentava di esprimere questo anche con gli occhi, rivolti al padrone, e con le aguzze orecchie drizzate. Così entrambi, il cane e l'uomo, affezionati l'uno all'altro, accolsero la notte festiva sul balcone...