di Stefano Benni
Pisolo, il cane "salsicciometiccio" di Margherita Dolcevita. Dall'omonimo libro di Stefano Benni, come sempre un romanzo con un sorriso drammatico.
Ero eccitatissima, avrei voluto svegliare mamma o il nonno o i miei fratelli, ma era tardi e così ho fischiato per chiamare Pisolo e lui è venuto.
Pisolo è il mio cancatalogo, perché più che un incrocio è veramente un catalogo di tutte le razze canine e animali e forse vegetali apparse sulla Terra, mi fanno ridere gli esperimenti sul diennea e le clonazioni, Pisolo è più complicato, è uno dei più misteriosi arcimboldi della natura. Potrei descriverlo così:
Corpo cilindrico da porcello.
Zampe davanti da ornitorinco.
Zampe dietro da rospo cavallerizzo.
Orecchio destro dritto da volpe del deserto.
Orecchio sinistro pendulo da cocker.
Muso da pterodattilo occhi da camaleonte naso da bufalo baffi da birraio e denti da piranha.
Culo da papera.
Coda ritorta da scimmia.
Pelo da cinfalepro pezzato e maculato. Non saprei precisare il colore. Diciamo color straccio di benzinaio.
Il tutto con qualche cromosoma di pipistrello, di caimano e di oloturia.
E questo non esaurisce la bellezza di Pisolo.
Mio nonno dice che ogni bellezza è complicata, e che Pisolo è come una casa, o come il mondo intero. In ogni casa ci sono il salotto buono, il bagno sfavillante e i mobili antichi, ma anche il ripostiglio polveroso, le tubature viscide e i tarli che rodono, la stanza dei giochi e la cantina oscura che spaventa e attrae noi bambini. In ogni casa che crediamo di conoscere bene c'è sempre qualcosa di dimenticato, di nascosto. Un cassetto chiuso, con un coltello insanguinato in mezzo ai tranquilli cucchiaini. E nel giardino scopriamo una misteriosa scritta su un albero, o un fiore mai visto, nella strada che percorriamo tutti i giorni c'è un vicolo buio, nella città scorre un fiume sotterraneo, e nel nostro paese vive nascosta una banda di assassini.
Ma Pisolo non è una metafora, è carne, pelo e avorio, ha sentimenti e ricordi. Quando era cucciolo, lo hanno abbandonato in un cassonetto della spazzatura. Il rumore del coperchio che si richiudeva come una lapide lo ha choccato per il resto della vita. Perciò quando sente un rumore tipo suono o rimbombo di lamiera, e soprattutto il frastuono di un camion dell'immondizia, per la fifa si mummifica. Diventa rigido come un peluche lasciato nel freezer, a zampe in su, e resta così un intero giorno, poi risorge. Il veterinario la chiama narcolessia isterica, io lo chiamo coma psicopisolico, quando mi laure-e-erò in medicina ci scriverò la tesi. Volete conoscere altri misteri del mio cane? Allora vi dico anche che fa dei peti silenziosi e perfidi, puzzolenti come il fiato di una balena malata che ha mangiato plancton scaduto, sardine marce e mutande di maratoneta. La mamma non vuole che si dica, ma è la pura scomoda verità.
Pisolo è entrato scodinzolando, cioè srotolando la coda come una trombetta di carnevale, per fortuna senza rumore annesso. E io gli ho detto:
-Pisolo, Pisolo, avremo dei vicini.
L'ho preso in braccio, resistendo all'odorino paludoso, e insieme abbiamo guardato il nostro piccolo mondo di fiaba.