di Daniel Pennac
Dall'esperienze, prima d'alunno "asino", poi d'insegnante: dall'anno della sua "maturità", Daniel Pennac ci manda un ricordo del suo cane.
A quanto pareva, tutti capivano più in fretta di me.
"Ma sei proprio duro di comprendonio!"
Un pomeriggio dell'anno della maturità (uno degli anni della maturità), mentre mio padre mi spiegava trigonometria, nella stanza che fungeva da biblioteca, il nostro cane venne quatto, quatto, a mettersi sul letto dietro di noi. Appena individuato, fu seccamente mandato via:
"fila di là, cane, sulla tua poltrona!"
Cinque minuti dopo, il cane era di nuovo sul letto. Ma si era preso la briga di andare a recuperare la vecchia coperta che proteggeva la sua poltrona e vi si era steso sopra. Ammirazione generale, ovviamente, e giustificata: tanto di cappello ad un animale in grado di associare un divieto all'idea astratta di pulizia e trarne la conclusione che occorresse farsi la cuccia per godere la compagnia dei padroni, con un vero e proprio ragionamento! Fu un argomento di conversazione che in famiglia durò per anni. Personalmente, ne trassi l'insegnamento che anche il cane di casa afferrava più in fretta di me.
Credo di avergli bisbigliato nell'orecchio:
"domani ci vai tu a scuola, leccaculo!".