Era il Wild, il Wild del Nord, selvaggio e dal cuore gelato...
(Jack London - Zanna bianca)

La targa al cane da slitta sulla statua di Balto a Central Parck (NY)
foto di Jim.henderson CC0

 Dedicato all'indomito spirito del cane da slitta...

Se la storia moderna del Siberian Husky nasce intorno al 1930 con il riconoscimento ufficiale della razza da parte del Kennel Club americano e con la pubblicazione nel 1932 del suo primo standard ufficiale, le radici storiche vanno ricercate in quelle di un popolo seminomade della Siberia Orientale, i Ciukci, passando per i cercatori di fortuna della febbre dell'oro nell'Alaska dei primi del secolo.

Il popolo dei Ciukci ed il suo cane sono quasi un'unità indivisibile. Primitivi in un posto primitivo e selvaggio, cacciatori e pescatori, usavano prevalentemente il cane nel traino per spostarsi nei territori durante le battute. Cani robusti e veloci che coprivano lunghe distanze, mai eccessivi nel peso e nella taglia, a cui alle volte era richiesta nella situazione difficile anche l'iniziativa o la capacità del ritorno al campo in una bufera di neve. Imbrancati, vivevano a stretto contatto con l'uomo. E non deve stupire la durezza apparente con cui il popolo trattava il suo cane (maschi non utilizzati in riproduzione castrati, femmine uccise alla nascita tranne le più vitali, per esempio). Ci troviamo di fronte ad un popolo primitivo che viveva ai confini delle possibilità umane. Il ciukcio aveva del suo cane un rispetto primordiale sapendo che anche ad esso doveva la sua vita. Una leggenda di questo popolo narra che dopo le sofferenze terrene ed in virtù di ciò il cane è posto a guardia del regno dei morti, dove impedisce l'entrata a chi in vita l'ha inutilmente maltrattato.

Un cane talmente in stretto contatto con l'uomo da diventare anche un...riscaldamento centralizzato. Sì, i cani erano usati anche per scaldarsi; ed ancora oggi in alcuni popoli nordici è in uso misurare il freddo di una notte con il termine di notte da un cane, notte da due cani...

Leonhard Seppala e i suoi Siberian Husky

I primi Siberian, progenitori degli attuali Siberian Husky, vengono importati in Alaska all'inizio del secolo per compiere quello stesso lavoro per cui il loro popolo li aveva selezionati: tirare una slitta. Siamo negli anni della febbre dell'oro e l'Alaska è popolata da gente varia in caccia di fortuna, una fortuna che quasi sempre non troverà. Al loro apparire furono derisi e denominati, per la taglia piccola rispetto agli incroci allora usati per il traino (in cui alle volte erano presenti anche molossoidi), "piccoli topi siberiani". Sta di fatto che alla prima corsa (se ne organizzavano parecchie per riempire il tempo di molti e le tasche di... pochi - ma la storia è sempre la stessa -) il team tirato dai siberiani fu in testa con largo vantaggio fin quasi all'arrivo, per poi arrivare stranamente terzo (i bookmaker li davano tra i 50 e i 100 ad 1 e le somme da pagare sarebbero state enormemente salate!). Da allora il Siberian fu sempre più apprezzato.

LA CORSA DEL SIERO

Da ricordare agli albori della storia moderna del Siberian Husky un musher, Leonhard Seppala, che contribuì non poco e alla nascita dello sport dello sleddog (per la verità con le corse di slitta fece anche non poca fortuna) ed a gettare le basi del moderno allevamento. Fu anche uno dei protagonisti della "corsa del siero".

Una curiosità: i primi Siberiani di Seppala erano stati da questi preparati per la spedizione dell'esploratore norvegese Amudsen al Polo Nord. Quando questa fu annullata poiché compiuta nel frattempo da uno statunitense, i cani rimasero a Seppala. Cani quindi graziati visto che durante l'impresa per molti era prevista la morte programmata.

Leonhard Seppala

La "corsa del siero"; un ultimo episodio che ha segnato la leggenda del Siberian Husky : Nel 1925 a Nome, in Alaska, era scoppiata un'epidemia di difterite e fu solo grazie ai team di cani che con i loro musher si dettero staffetta che fu possibile portare del siero antidifterico che da Anchorage fu fatto arrivare in treno a Nenana e da qui con le slitte a Nome. E tra i cani partecipanti all'impresa, è inutile sottolinearlo, c'erano anche parecchi di quei Siberiani importati dai villaggi dei Ciukci. Il siero fu consegnato i primi giorni del febbraio 1925. Fatto che passò alla storia come la corsa del siero. Ancora oggi a memoria di ciò si corre la più classica delle gare di sleddog che ripercorre grossomodo le stesse tappe: l'iditarod.

BALTO E TOGO

"...Ma fu un triste addio, un freddo e grigio mattino di marzo quando Togo posò la piccola zampa sul mio ginocchio come se chiedesse perché non venisse con me. Per la prima volta in dodici anni percorrevo una pista senza Togo"
Leonhard Seppala

Se ora è storia, nell'attualità d'allora la vicenda fu ampiamente seguita dai giornali dell'epoca. Ed anche se agli albori dei media moderni, grande fu il loro peso, anche sulla storia futura. Ed è da quei tempi che ci giunge il nome di Leonhard Seppala, musher, allevatore, pioniere nell'iniziare l'allevamento dei Siberian in America; uno dei nomi maggiormente legati a quest'impresa. Ed i giornali elevarono ad eroe un suo cane, Balto, come leggendario leader. Ad immagine di Balto fu eretta in Central Park, a New York, la statua pur se dedicata più estesamente all'impresa ed "allo spirito indomito del cane da slitta". Ma non fu Balto, che ancor recentemente è stato protagonista di un lungometraggio a cartoni animati relativo a questa storia, ma un altro cane il cui nome era Togo; il vero leader di Seppala.

Ciò che segue è uno stralcio ripreso da un libro della Ricker, pubblicato nel '30, col titolo "Seppala Alaskan dog driver".

Seppala Alaskan dog driver - Libro di Elizabeth Ricker

Chi parla è Leonhard Seppala:

"...Erano diventati eroi mentre tranquillamente continuavano il loro cammino, completamente ignari di occupare i titoli sulla stampa. L'ultimo team portò il siero a Nome alle sei del 2 febbraio del '25. Era gelato, come io avevo supposto, ma il medico responsabile in Washington ci disse di usarlo egualmente. Ci furono parecchi scandali legati alla "corsa del siero" e molte voci su persone che ne avrebbero fatto commercio. Ma la cosa che più mi disturbava era che il record di Togo fu assegnato a Balto, un cane poco valido, che fu portato alla ribalta e reso immortale. Era più di quanto potessi sopportare quando Balto, il cane della stampa, ricevette per la sua "gloriosa impresa" una statua che lo raffigurava con i colori di Togo e con l'affermazione che lui aveva portato Amundsen a Point Barrow e per una parte del percorso verso il polo, mentre non si era mai allontanato per più di duecento miglia a Nord di Nome! Avendogli attribuito i record di Togo, Balto si affermò come "il più grande leader da corsa d'Alaska" anche se non aveva mai fatto parte di un team vincente! Lo so perché io ero il padrone ed avevo cresciuto sia Balto che Togo. La "corsa del siero" fu l'ultima corsa a lunga distanza di Togo..."

 La statua di Balto dedicata al cane da slitta. Central Park NYC
foto di Jim.henderson CC0

Per completezza d'informazione è bene ricordare i cani che in quegli anni venivano impiegati in Alaska; eterogenei è dir poco. Cani indigeni, cani "europei", incroci (anche con molossoidi), incroci con lupi, cani importati dalla Siberia, ancora incroci. Se il nucleo fondamentale per la selezione dell'attuale Siberian Husky saranno senza ombra di dubbio i cani provenienti dalla Siberia, non è esclusa la presenza nei cani fondatori anche di qualche "mezzo sangue". La maggior parte dei cani che faranno la razza furono ceduti da Seppala ad Elizabeth Ricker e ad essi si aggiunsero le ultime importazioni dalla Siberia fatte dal mercante Olaf Swenson, prima della totale chiusura delle frontiere sovietiche.

Elizabeth Ricker

Oggi vi proponiamo...

  • Una regola? Non l'infrango ma l'aggiro

    ...ovvero: Siberian Husky In termini generali, e non parlando solo di cani, una regola si rispetta, o si infrange, oppure si aggira. La prima cosa può significare condividere la regola o temere una punizione alla sua infrazione. La seconda il non aver capito la regola, o se, avendola capita, decidere di non rispettarla (o rifiutare di rispettare qualsiasi regola) andando incontro alle conseguenze della sua infrazione. La terza è la via più complessa logicamente che cerca una terza soluzione che consenta di non infrangere la regola ma comunque di arrivare a ciò che quella regola, nelle intenzioni di chi l'ha fissata, voleva impedire.

    Leggi tutto …

 

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