Schema impronte di un branco di lupi sulla neve

Solo qualche considerazione, tra il serio e il meno serio, sul movimento del Siberian Husky, magari in traino sulla neve, magari pensando anche al single track. Soprattutto un pour parler ma partendo da una considerazione tecnica riguardante il selvatico da cui il cane è originato.
L'immagine che pubblichiamo, tratta da "Il lupo elementi di biologia, gestione, ricerca" edito dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica "Alessandro Ghigi" a cura di Paolo Ciucci e Luigi Boitani, mostra la semplice metodica sul campo per determinare il numero di individui di un branco in spostamento sulla neve fresca. Seguendo le tracce, si aspetta di arrivare dove gli animali vanno ad aprirsi a ventaglio, una curva, un attimo di sosta, e lì, le tracce che sembravano singole, nell'apertura danno indicativamente la consistenza numerica del branco.

Questa immagine ci indica una cosa importante: il lupo nella neve prosegue in fila indiana e gl'individui che seguono quello di testa conducono il passo seguendo chi li precede. Questo perché nel selvatico il risparmio delle energie, compiendo ogni atto in funzione del minor dispendio, è uno degli obiettivi primari e camminando nella neve battuta, o anche nelle impronte di chi precede, sicuramente si fa meno fatica. Ci capitò di constatarlo anche noi, quando nella traversata in sleddog dei Simbruini di ormai parecchi anni fa, sulle tracce battute dalle slitte trovammo orme presumibilmente di lupo che sfruttava la neve meno pesante.

Pensiamo a tutto questo ed ora guardiamo al "nostro" cane, ricordando che la domesticazione ha "lavorato" sui caratteri del selvatico potenziandone alcuni, limitandone altri, portandosene dietro talaltri senza modifica, finendo per generare il cane che può essere considerato uno specialista del suo lavoro per ogni razza; nel nostro caso il traino delle slitte. Beh, ancor prima del "movimento" la caratteristica che troviamo è proprio quella del risparmio di energie. Questo cane è noto per il suo non dare tutto fino in fondo tenendosi una manciata di forze per il "non si sa mai". Con un cronometro ciò forse non offre vantaggi, almeno alle nostre latitudini, in una situazione reale di lavoro "primordiale" può dare la chance in più in caso di necessità. Ma, sempre questa esigenza inevitabile in terre del finimondo, finisce per giustificare l'innato istinto a seguire la pista; correre lì dove la neve è battuta. Insegnare a tenere la pista ad un giovane Siberian Husky in generale è molto semplice, così come un cane agli inizi inserito nella propria muta tende a seguire chi precede. E qui possiamo sovrapporci di molto a ciò che avviene nel selvatico. La formazione più usata nello sleddog è il tandem doppio, storicamente troviamo anche il tandem singolo. Si tratta di cani in fila indiana, singola o doppia ed anche questo ricalca l'andamento del lupo su neve, molto funzionale su neve morbida o fresca, in generale poco battuta; dove, idealmente, chi segue entra nelle tracce di chi precede. Esiste anche, in alcune aree geografiche, la formazione a ventaglio, che possiamo considerare nata dalla necessità di procedere su terreni dove il ghiaccio può improvvisamente cedere (non ci si finisce tutti dentro!), su terreni prevalentemente ghiacciati; tanto per ricordare che cani e uomini hanno adattato la loro cooperazione nel tempo e sull'ambiente che condividevano.

Per chiudere questo breve divertissement finiamo parlando del single track. Il Siberian, a trotto libero, dopo una fase di accelerazione, tende a convergere le zampe su di una linea centrale ideale, fino a coprire coll'impronta del piede che segue quella del piede che precede. Ci piace pensare anche questo in chiave di un minor dispendio di energie su neve. Ricordiamo però che il passo del Siberian al lavoro non è certo solo il trotto e che difficilmente in traino, al trotto, arriviamo al single track causa del carico applicato. Troviamo poi il galoppo e, ancor di più (mi si concede di dire che è il passo maggiormente usato?), una sorta di mezzo galoppo, alle volte anche "trotto sospeso" (sì, molto ossimorica come definizione ma forse rende l'idea), considerando, ancor di più che il movimento di questo cane è finalizzato al traino e materialmente ha una linea su cui applica una forza (ripartita dall'imbrago). E qui, se vogliamo dilungarci, troviamo anche le differenze con altre razze non da traino o collo stesso selvatico dove il movimento è finalizzato ad un andamento libero mentre nei cani da slitta cerca la sua massima efficienza nel traino, e qui dovremmo mettere anche il tipo di traino in cui sono "nate" le varie razze nelle esigenze e culture di uomini diversi. Esigenza che, inevitabilmente, finisce per disegnare la struttura del cane. Ma non mettiamo troppa carne al fuoco, altrimenti finiamo per prenderci troppo sul serio... ;-)

 

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