di Manuela Rossetti e Maurizio Guiducci
Pubblicato sulle News del SHCI
Considerata la gravità per il cane, quella potenziale per l'uomo (soprattutto nelle categorie a rischio: immunodepressi, anziani, bambini...), le implicazioni inevitabili per quella che è una meta-zoonosi (malattia trasmessa da animali ad uomo attraverso un invertebrato che fa da vettore), l'andamento nel tempo delle aree endemiche, il tipo d'informazione istituzionale e non che se ne fa c'inducono ad una serie di considerazioni.
CONSIDERAZIONI ED ACCENNI BIOLOGICI
Ci sembra personalmente che l'informazione sia alquanto latitante. Nulla a livello istituzionale, spesso scarsa è anche a livello medico veterinario. Non basta disporre correttamente gli screening di laboratorio, prescrivere i repellenti - insetticidi, è necessario informare e sensibilizzare il compagno umano, adeguatamente, correttamente sul problema al fine poi d'essere sicuri che quei prodotti saranno usati, quegli esami eseguiti. Il proprietario del cane frequentemente non sa neanche di trovarsi in zona endemica, non sa cosa sia Leishmaniosi. Non è possibile che alle volte di questa patologia si parli solo a malattia conclamata. Molti sono i professionisti attenti al rapporto col proprietario (che è lecito sia nell'ignoranza del problema), molti sono quelli che vanno al di là di ciò che gli sarebbe dovuto (supplendo alle mancanze istituzionali), e non vorremmo che questa nostra affermazione fosse fraintesa, ma il problema alle volte (forse troppe) esiste.
Le Leishmaniosi sono un gruppo di entità patologiche, a diversa eziologia (ascritte a specie diverse appartenenti al genere Leishmania) e con distribuzioni e serbatoi differenti (animali ed uomo). Il riferimento è ovviamente alle Leishmaniosi che interessino il cane come serbatoio principale e con espressa attinenza alle nostre aree geografiche; più avanti, per comodità, verrà utilizzato il solo termine di Leishmaniosi che sarà da intendersi in questa accezione. La Leishmaniosi canina, nell'uomo Leishmaniosi Viscerale Zoonotica, di cui l'agente eziologico è un protozoo del genere Leishmania, da noi appartenente al gruppo della Leishmania Donovani (per l'esattezza Leishmania Infantum), viene veicolata da un flebotomo (parente delle zanzare). In Italia il vettore principale è rappresentato dal Phlebotomus Perniciosus. (...) in questa sede ricordiamo solo, per comodità ed in maniera stringatissima, che si tratta di una patologia gravissima per il cane, con tempi di incubazione anche molto lunghi, sintomatologia molto variegata, che colpisce molti organi viscerali importanti, ad andamento sub acuto e cronico, di difficile cura, con recidive frequenti e la cui risoluzione in seguito alle terapie non è mai completa e spesso ad andamento fatale. L'animale malato funge da serbatoio dell'infezione ma per la trasmissione E' NECESSARIA la presenza dell'insetto vettore (per l'esattezza la femmina) che attraverso i suoi pasti di sangue veicoli il parassita (non scendiamo nei dettagli dei cicli del protozoo) tra le varie specie (più correttamente, considerando cane ed uomo, dal cane all'uomo, poiché in quest'ultimo il microrganismo non si trova anche nel tessuto cutaneo come nel cane e quindi il flebotomo non può “assumerlo” durante il pasto) e tra gl'individui della stessa specie (cane, per quanto detto sopra). NON ESISTE possibilità di CONTAGIO DIRETTO. Attualmente l'unica reale forma di prevenzione è quella che tende a limitare le punture del flebotomo. Riferitevi al vostro medico veterinario, informatevi se la zona in cui vivete (od eventualmente quella in cui per dei periodi dovrete portare il cane, es. vacanze) sia zona a rischio (purtroppo probabilmente lo sarà vista l'attuale diffusione) e fatevi consigliare sui prodotti più adatti da usare. Ci sono riscontri sperimentali estremamente positivi sull'uso di piretroidi (permetrina, deltametrina) che possono col loro utilizzo abbassare di molto il rischio per il cane. In commercio esistono spray, gocce spot on, collari. Importante è anche effettuare due controlli sierologici ad inizio e fine stagione calda (maggio - ottobre), per eventualmente identificare gli animali malati ed istituire adeguata terapia. I cani affetti andranno, a maggior ragione, trattati con repellenti al fine di ridurne l'effetto serbatoio. La lunghezza del pelo è ininfluente nella protezione dell'animale poiché le dimensioni estremamente piccole del flebotomo gli consentono di arrivare tranquillamente alla sua pelle. E' importante, ove possibile, ricoverare i cani di notte in luoghi chiusi (il periodo in cui l'insetto vettore è attivo). Utile è anche trattare con piretroidi periodicamente l'ambiente dove il nostro compagno soggiorna.
La Leishmaniosi è in origine malattia tipica di zone tropicali e sub tropicali. Nelle nostre zone temperate era presente esclusivamente in poche aree costiere ed insulari. Ora la malattia è praticamente endemica su quasi tutto il territorio, zone interne incluse, fino ad un limite di circa 600mt slm (ma in alcuni lavori abbiamo trovato anche casi documentati fino a 900mt - Controllo della Leishmaniosi: Veterinari e Medici a confronto, Roma 25 maggio 2003 -). Visto l'attuale innalzamento delle temperature a livello planetario non è escluso che anche questo limite finisca per elevarsi. C'è da pensare: se la diffusione del vettore e della malattia ha subìto quest'andamento (a livello generale e non solo in Italia) non è che forse qualcosa nella cosiddetta politica “globale” non funzioni?
In una patologia che dipende nel suo andamento anche e soprattutto dalla distribuzione dell'insetto vettore non può non incidere, ed in maniera pesante, la politica che si attua sul territorio. A livello planetario e locale. Per usare un ossimoro (l'aggettivo nega il sostantivo), in fin dei conti è anch'essa figlia di quella che si può definire una “globalizzazione frammentata”.
La paura è quella che della patologia, che ripetiamo colpisce anche l'uomo (pur se la specie umana è ben più resistente di quella canina ed in Italia l'uomo è solo toccato marginalmente), di cui a livello istituzionale poco ci s'interessa diventi d'improvviso pressante con magari un aumento di casi di bambini contagiati (e di certo non ce lo auguriamo). E poi probabilmente si parlerà (non diciamo che si farà!), una volta fuggiti i buoi, di chiudere la stalla abbattendo i cani malati (stamping out). Cosa che per altro poco inciderebbe sul decorso della situazione vista la gran percentuale (sic.) di randagi e la possibilità di serbatoio anche da parte dei roditori (i veri abitanti delle città). Il timore in sintesi è che dalla “ininformazione” si passi in maniera clamorosa ad una “malainformazione” con ovvio ed immancabile supporto mediatico.
DEGRADO AMBIENTALE E DIFFUSIONE
La Leishmaniosi è una malattia protozoaria veicolata da un insetto. Quindi, se pur è ovviamente importante e necessaria la presenza delle specie recettive (cane e uomo) che poi fungeranno anche da serbatoio (cane, almeno come serbatoio principale) è fondamentale la presenza del flebotomo. In un'area in cui l'insetto non sia presente NON PUO' ESSERVI PROPAGAZIONE DELLA MALATTIA. La propagazione della patologia è legata all'areale di distribuzione del flebotomo, essendo l'areale di cane ed uomo pressoché ubiquitario. Si può tranquillamente affermare che all'espandersi dell'areale si avrà diffusione della patologia sul territorio. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un'ampia e veloce distribuzione sul territorio.
Il Phlebotomus Perniciosus, insetto di piccole dimensioni di cui solo le femmine sono ematofaghe (il pasto di sangue necessita per la maturazione delle uova), ad attività prevalentemente notturna, cosi come le altre specie del genere Phlebotomus vive nei luoghi caldi e poco ventilati. Le larve si sviluppano in zone umide e RICCHE DI DETRITI ORGANICI. Quindi fogne, canali di scarico, gabinetti, discariche maltenute finiscono per rappresentare l'habitat ideale.
E' indubbio che l'insetto al pari della malattia si è, e si va, sempre più diffondendo sul territorio. E' intuibile, e ne siamo convinti, che una politica disattenta delle problematiche ambientali non possa che esserne la causa. A livello locale e globale (vedi anche l'innalzamento della temperatura ambientale). La trasformazione è conseguenza della scelta dei metodi di sviluppo.
L'azione sulle specie serbatoio è importantissima ma non può prescindere da una corretta gestione ambientale tendente a limitare la diffusione a larga macchia dell'insetto vettore.
RANDAGISMO E DIFFUSIONE
La specie canina come abbiamo visto rappresenta il principale serbatoio per l'infezione. Quindi se senz'altro importante è la sensibilizzazione e l'informazione capillare dei proprietari (non demandata e tutta sulle spalle dei soli medici veterinari!), sia nell'utilizzo dei metodi di profilassi attualmente disponibili (insetticidi repellenti) sia nella corretta esecuzione dei controlli per identificare quanti più animali affetti possibili (ricordiamo che la Leishmaniosi può avere periodi di latenza anche di anni), il tutto collo scopo di limitare al massimo l'effetto serbatoio nell'attesa del tanto sperato vaccino (con tutte le difficoltà insite nella realizzazione di un vaccino per una malattia protozoaria); dall'altra necessaria è una valida politica nei confronti del randagismo ed il favorire una corretta cultura (di una malacultura il randagismo è figlio).
I cani randagi o, ma sono statisticamente una frazione meno rilevante, quelli rinselvatichiti, per loro stessa natura rappresentano i soggetti ideali per la diffusione della patologia. Animali denutriti, senza nessuna forma di protezione contro le punture dei flebotomi, debilitati, in azione spesso nelle ore notturne ed in luoghi ideali per gli insetti vettori (discariche), che sfuggono a qualsiasi controllo. La malacultura è figlia di molte cose (ed anche qui ritroviamo il nord ed il sud del mondo, questa volta nel frammento del globale) ma non vogliamo allargare di troppo il discorso. Diciamo solo che come allevatori, associazioni di razza (ufficiali e non), club cinofili dovremmo fare tutto quanto in nostra capacità per promuovere un corretto rapporto con i cani. Uscendo dalle alle volte piccole liti da condominio e raggiungere un'unione d'intenti che limiti la proliferazione di canari e commercianti senza scrupoli. Facciamo anche capire a chi non dovrebbe avere un cane (o il cane della razza sbagliata) che forse un cane è meglio non abbia; a chi vede il cucciolo come un bel batuffolo da mettere sotto l'albero di Natale per i bambini che forse sarebbe meglio comprare un peluche.
Sarebbe necessaria una FUNZIONALE anagrafe canina, UNIVOCA per tutto il territorio nazionale. (NOTA: l'articolo è di vecchia data, la situazione è un po' cambiata, es. il microchip; di fatto però tutt'ora si trovano isole felici in situazioni infelici ed il cammino da fare è ancora tanto) Un'insieme di strutture funzionante ed adeguatamente potenziate. Maggior informazione anche all'interno delle istituzioni. Nel 2005, anche a seguito di una normativa europea, si dovrebbe arrivare all'utilizzo univoco del microchip (finalmente!!!). Attualmente la situazione è frazionata fra le varie regioni e, assurdo, anche tra le singole ASL. Da integrare sarebbe anche il genealogico dell'ENCI nell'anagrafe; il pedigree è documento legale (con tutto ciò che ne consegue) e forse è il caso qualcuno lo sappia. Di fatto, ci sentiamo di affermare, ancora una volta, che molto tuttora sia da fare e che elevato sia il disinteresse (e spesso tutto grava solo sulla lodevole iniziativa dei singoli, vedi ad es. la gestione dei canili comunali). Non allarghiamo oltre il discorso.
CONCLUSIONI
Lo sappiamo, abbiamo smosso tematiche che forse alcuni riterranno eccessive in questo contesto. Senz'altro politiche, nel senso proprio del termine. La Leishmania è patologia grave, gravissima per i nostri cani e ripercussioni può avere anche sull'uomo. Non vorremmo che, come al solito, a pagare fosse l'anello più debole. E' un esempio (e come ciò politico) di come l'ecologia di specie diverse, uomo compreso, dipenda anche da scelte di politica di sviluppo. Di come abitudine sia quella di disinteressarsi ad un problema finché il problema non ci esploda davanti (vedi ad es. “mucca pazza”). Riteniamo i ragionamenti calzanti.
Se necessaria sarà una capillare informazione ed azione, auspicabile sarebbe anche una politica di sviluppo diversa che guardi un po' più in là del proprio, ristretto, orizzonte. Sinceramente poco ci crediamo.
“Il futuro dell'uomo / è a una drammatica stretta; / ho visto un panda / con la mia faccia sulla maglietta.” (Stefano Benni)
Manuela Rossetti
Maurizio Guiducci
Fonti consultate:
Entomologia generale ed applicata - Servadei, Zangheri, Masutti - Ed. Cedam Padova
Principi di microbiologia medica - La Placa - Ed. Esculapio Bologna
Controllo della Leishmaniosi: Veterinari e Medici a confronto, Roma 25 maggio 2003 (sintesi delle presentazioni)
Internet http://www.leishmania.org (non più consultabile)